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La solitudine

  • Immagine del redattore: Chris Tomei
    Chris Tomei
  • 30 apr 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Nessuno può vivere pienamente la solitudine se non ha un atteggiamento benevolo nei confronti di se stesso, se non si accetta per quello che è, se non si vuole bene in modo incondizionato.

- G. Macqueron



Il termine solitudine ha varie definizioni, e quindi può significare diverse cose (situazioni) o indicare specifici stati emotivi. Quella che a me interessa esporre in questo paragrafo, è la “Ricerca di pace, di intimità, il saper stare da soli, in propria compagnia.”

Per poter costruire delle sane relazioni e liberarci da tutte quelle cose che non ci aiutano a vivere un sano amore verso noi stessi, occorrerà migliorare il rapporto con noi stessi; il modo migliore è quello di apprendere a stare da soli, -in solitaria- prendendoci del tempo e dello spazio per imparare a sentire e ascoltare quello che giace dentro di noi.

La vita è piena di “allenamenti”: alcuni di essi richiedono dello sforzo e dell’impegno, mentre altri sono più piacevoli. Tra questi, c’è quello di imparare a vivere da soli o stare in solitudine, con se stessi. Ma non per sempre o per lunghi anni, basterà ritagliarsi dello spazio in alcune ore delle nostre giornate o dei giorni settimanali. Possiamo farlo anche poche volte la settimana, magari recandoci nel nostro parco preferito, stando in silenzio o meglio ancora “ascoltando il silenzio”.

Senza reagire ai pensieri, come quando guardiamo un film o ascoltiamo una canzone: lasciandoci andare, noteremo come ci sentiamo realmente e quali pensieri vengono a noi in modo ricorrente. E’ un po' come quando meditiamo, solo che con la meditazione lasciamo andare tante cose e al tempo stesso “riceviamo risposte e idee”. Mentre quando stiamo da soli, iniziamo ad ascoltarci, a parlarci e a comprendere da cosa stiamo fuggendo; se stiamo male, e soprattutto iniziamo a notare tutto le cose (o il dialogo) che non vogliamo sentire e udire. Sforzandoci in modo costante, con calma e determinazione, gradualmente diventerà una sorta di “pausa caffè” con la nostra persona.

Un buon esercizio da fare, è quello di scrivere tutto quello che ci arriva stando da soli; Notiamo quali emozioni stiamo provando, se stiamo a nostro agio o ci sentiamo a disagio e impauriti.

Possiamo anche farci delle domande (in terza persona) senza parlare, ma facendolo nella nostra mente, tipo: Come ti senti oggi? Perché hai voglia di piangere? Cosa posso fare per te? Questo dolore o rabbia da dove proviene? Sei felice? Ti ascolto. Questo esercizio, diventando una nuova abitudine, ci aiuterà a rafforzare il nostro dialogo interiore. Parlare con se stessi non è da matti, ma è tutto un modo per comprendersi, auto-aiutarsi e rilassare il proprio stato emotivo. Passeremo da “ho paura di stare da solo” a “sto bene con me stesso”. Impareremo a godere della nostra compagnia, come quando stiamo con il nostro partner o migliore amico.

Citando Eric Fromm: “Paradossalmente la capacità di stare soli e la condizione prima per la capacità d’amare.”

Riusciremo a passare al gradino successivo, perché andremo nel profondo della “grotta” in cui (al momento) non vogliamo entrare o attraversare: quella delle nostre ferite emotive, dei nostri blocchi emozionali e delle colpe che ancora ci portiamo appresso.

Avrai un cambiamento radicale.


Dal libro: "L'Amore - L'energia più potente di tutto l'universo



 
 
 

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